Leggende d'Italia: Kinzica de'Sismondi
EROINA PISANA CHE SALVO' LA CITTA' DAGLI ARABI
La Toscana è una terra ricca di leggende, tradizioni popolari, storie di folclore, che si tramandavano da nonno a nipote, spesso raccontandole attorno al fuoco. Credenze che hanno contribuito a rendere vivo e vitale un territorio, fatto anche di spauracchi, di creature fantastiche e magie.
Nella stesura dei racconti di "Quando Betta filava", l'autore, Alessio Del Debbio, si è divertito a recuperare molte di queste leggende, per valorizzarle e impedire che vadano perdute, facendone materia narrativa. Un approccio diverso, più locale, nostrano, al fantastico.
Nei prossimi articoli ve ne presenteremo alcune.
KINZICA DE'SISMONDI
Forse la più celebre leggenda pisana, quella di Kinzica de' Sismondi. Su di lei, poco si sa, poco di concreto, come è il bello di tutte le leggende. Paolo Tronci, nei suoi "Annali di Pisa" (1829), la chiama Chinsica Sismondi o Gismondi. Era una donna vissuta a Pisa all'inizio dell'undicesimo secolo, forse di origini nordafricane, dato il nome (cosa probabile, dato che Pisa, attorno all'anno Mille, era ricca di mercanti provenienti dall'Africa e dal Vicino oriente). A lei viene dato il merito di aver impedito la distruzione totale e il saccheggio della città nel 1005 (o nel 1016, secondo altri storici), durante l'incursione araba guidata da Musetto.
Vedendo le fiamme divorare parte della città, Kinzica sarebbe corsa dai governanti locali, urlando "al fuoco! Al fuoco!", svegliando loro e la città e facendo suonare le campane. In questo modo uomini e donne si sarebbero uniti ai soldati, convincendo gli arabi a tornare alle navi. Un'eroina cittadina, in pratica.
A lei è dedicato il racconto che chiude l'antologia "Quando Betta filava": "L'ultima Kinzica". Ambientato in un futuro distopico, dove l'umanità non si è ancora stancata dei suoi errori, segue le vicende di tre ragazzi in cerca di un locale proibito. Tre ragazzi nati nel quartiere dei Barattoli e che portano nel cuore gli ideali di Kinzica, convinti che la Protettrice tornerà a liberarli dal giogo della tirannia.
La statua di Kinzica sembrava ondeggiare fuori dal tempo, con le lunghe vesti avvolte dai rampicanti, ma lo sguardo ancora fiero, come doveva esserlo la notte in cui svegliò il popolo per avvisarlo dell'invasione nemica. Al suo spirito indomito Marco si aggrappò, allungando una mano verso di lei.
«Salvaci» mormorò.
(estratto dal racconto "L'ultima Kinzica")